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Simbolo del WWF |
Link Originale: http://www.stampalibera.com/?p=4777
Dopo il colonialismo arrivò l’ambientalismo, lo sviluppo sostenibile, i programmi per la riduzione della popolazione e la salvaguardia degli animali selvaggi. L’arretratezza del continente africano è frutto di queste politiche imposte con ricatti finanziari, militari e corruzione.
Il WWF in Africa

Il WWF ha uffici in quasi sessanta paesi e la sua sede centrale si trova a Gland, in Svizzera. Ufficialmente il WWF si batte per:
conservare la biodiversità del pianeta;
assicurare che l’uso di risorse naturali rinnovabili sia sostenibile;
promuovere misure per la riduzione dell’inquinamento e degli sprechi di risorse.
Attualmente il WWF gestisce oltre 1200 progetti di conservazione all’anno della fauna e flora selvatica in tutto il mondo. I progetti hanno inoltre la peculiarità di coinvolgere le popolazioni locali. Per individuare le aree in cui agire il WWF ha adottato una strategia ecoregionale: sono state selezionate 200 ecoregioni, grandi aree geografiche, preservando le quali, secondo il WWF, si potrebbe salvare gran parte della biodiversità del pianeta.
1976-1981: John H. Loudon
1981-1996: Filippo d’Edimburgo, Principe Consorte del Regno Unito
1996-1999: Syed Babar Ali
2000-2000: Ruud Lubbers
2000-2001: Sara Morrison
2002-present: Emeka Anyaoku
Come ha mostrato coraggiosamente il giornalista Kevin Bowling nel suo documentario “Ten Pence in the Panda” trasmesso dalla TV inglese nella serie di programmi investigativi “The Cook Report”, nel luglio 1990, il modo giusto di vedere il WWF è di considerarlo uno strumento di un potente gruppo formato dai principali esponenti delle famiglie reali europee e delle più grandi compagnie, specialmente anglo-olandesi, come la Britsh Petroleum, la Royal Dutch Schell, i Lloyds di Londra, la Unilever, Rio Tinto Zinc, l’Anglo American DeBeers e altri, tutti soci del gia citato Club dei 1001. Un gruppo importante nel mercato del petrolio, in quello dell’oro, dei diamanti e di molte altre materie prime vitali . Una delle sue principali preoccupazione è infatti che la lo sviluppo industriale e tecnologico e quindi l’aumento della popolazione, in particolare nei paesi in via di sviluppo, consumi le riserve di materie prime mondiali, e distrugga la flora e la fauna del pianeta. Il suo principale obiettivo quindi è quello di creare oasi e parchi nazionali, e ideare e applicare, specialmente nei paesi del Terzo Mondo, politiche di “sviluppo sostenibile”; agricoltura e altre attività economiche a basso contenuto tecnologico nonché politiche di controllo demografico.

Come riporta Kevin Bowling, nel 1972 Peter Scott commissionò a Alan Parker, un grande cacciatore ”legale” che viveva a Nairobi, di indagare sul commercio illegale di avorio, corna di rinoceronte, pelli e commercio illegale di animali selvaggi. Tra le altre cose Parker scoprì che la famiglia del Presidente del Kenya, Jomo Kenyatta, era coinvolta ampiamente in questi traffici illeciti, sua figlia Margharet era alle dipendenze di una società che vendeva corna di rinoceronte e zanne di elefante in MedioOriente. Un commercio che ha decimato le mandrie di grandi animali del Kenya. Parker accusò inoltre nella sua relazione molti dei principali sostenitori in Kenya delle politiche di conservazione della fauna selvaggia. Poche ore dopo aver consegnato la sua relazione a Sir Peter Scott Parker fu rapito e malmenato per tre giorni e gli fu intimato di non rivelare mai i contenuti della sua relazione. La relazione di Parker fu ampiamente ripresa dal documentario di Dowling.
Dowling riferì anche che alla fine del 1989 John Phillipson, docente all’università di Oxford fece un’inchiesta, sempre su ordine del WWF, sull’efficacia dell’organizzazione nel salvaguardare le specie in via di estinzione. Lo studio di Phillipson è una severa condanna al WWF. La conclusione finale è che il WWF, malgrado la grande capacità nella raccolta di fondi, era stato del tutto incapace di salvaguardare le specie di animali che si era prefisso di proteggere. Dopo 30 anni di campagne di raccolta fondi per un totale di 4.493.021 franchi svizzeri, investiti poi in ben 8 progetti specifici, lo stesso Principe Filippo fu costretto a riconoscere nel 1990 che il Panda era ormai destinato a scomparire.
Nel 1963 lo stesso Peter Scott, capo del WWF International, aveva raccomandato agli amministratori del Parco Nazionale dell’Uganda di eliminare 2500 elefanti. A questo scopo era stato assunto Ian Parker, un noto cacciatore, che oltre agli elefanti sterminò anche diverse migliaia di ippopotami. La motivazione ufficiale era che occorreva ridurre la popolazione animale diventata troppo numerosa per gli equilibri dell’ecosistema. Però da questa riduzione della popolazione di animali selvatici trassero profitto solo le aziende che producevano il pregiato legno di mogano. Nel 1975 lo stesso Parker fu assunto da Russel Train capo dell’African Worldlife Foundation per eliminare una gran numero di elefanti in Ruanda, il motivo era che il Ruanda non era in grado di salvaguardare contemporaneamente gli elefanti e i gorilla di montagna e quindi occorreva eliminare i primi. Nel 1986 l’allora Direttore del WWF Charles de Haes personalmente consegnò una medaglia di onorificenza al cacciatore rodesiano Clem Coetzer per aver diretto la campagna di caccia dove furono eliminati 44.000 elefanti nello Zimbabwe. L’anno dopo fu lanciata una campagna strappalacrime per salvare l’elefantino Nell. Con i soldi raccolti fu istituito un parco del WWF per il salvataggio dei grandi animali africani in Uganda, ai confini con il Ruanda. Come vedremo in seguito fu proprio dai campi del WWF che il Fronte Patriottico Ruandese lanciò i suoi attacchi contro le forze governative del Ruanda causando una delle più grandi tragedie del continente africano. Nota 1

Le due operazioni principali per la salvaguardia del rinoceronte furono l’operazione Strongold e l’operazione Lock. La prima fu finanziata con un milione di franchi svizzeri per mettere in grado il Dipartimento dei Parchi Nazionali dello Zimbabwe di ospitare almeno 700 rinoceronti neri provenienti dalla valle dello Zambesi. Il capo dei ranger di questi parchi Glen Tatham, in un viaggio negli Stati Uniti per raccogliere fondi, annunciò che “sarebbe stata dichiarata guerra contro i bracconieri che attraversavano le frontiere dello Zambia”. Nel maggio 1988 Glen e due suoi aiutanti furono accusati di aver preparato agguati e di aver ucciso diversi cacciatori di frodo. In un dibattito al Parlamento fu segnalato che più di 70 bracconieri erano stati uccisi dai ranger di Glen. e sotto la pressione del Forein Office inglese il governo dello Zimbabwe votò, in tutta fretta, una legge per dare l’impunità ai ranger dei parchi nazionali nell’assolvimento dei loro obblighi. Uno degli oppositori a questa legge il parlamentare Bhebe Mica riferì che dal 1974 al 1991 furono uccisi più di 150 “bracconieri”. Molti nella valle dello Zambesi furono attaccati addirittura con elicotteri armati pesantemente. Secondo il gia citato documentario Ten Pernice in to Panda di Kevin Bowling, in realtà moti di questi bracconieri erano militanti dell’African National Congress (ANC), l’associazione di Nelson Mandela che combatteva contro le politiche di Apartheid nel Sud Africa. Nota 2
L’operazione Stronghold in pratica doveva riposizionare i rinoceronti neri catturati nella valle dello Zambesi in luoghi sicuri. Molti di questi rinoceronti finirono nelle aziende agricole dei latifondisti dello Zimbabwe, della Rodesia e del Sud Africa e anche in Australia, praticamente fu dispersa l’unica mandria di rinoceronti neri esistente al mondo.
Come riferisce il documentario di Kevin Bowling si voleva ridurre drasticamente la fauna selvatica dalla valle dello Zambesi perchè il governo dello Zimbabwe , su indicazione del Fondo Monetario Internazionale, preoccupato per l’enorme debito, stava accelerando la ristrutturazione economica. Questo comprendeva la creazione di una serie di Ranch nella valle dello Zambesi per fornire carne ai paesi della Comunità Economica Europea, gli accordi e i contratti erano gia stati fatti. Dopo che gli ultimi rinoceronti neri furono portati via nella valle entrarono cacciatori e in poco tempo abbatterono più di 5000 bufali, elefanti e altri animali.
Quando divenne ovvio nel 1980 che il sistema dell’ apartheid in Sud Africa era destinato al fallimento, furono utilizzati veterani ex appartenenti alle SAS britanniche per contrastare i movimenti abrogazionisti, in particolare l’ANC di Mandela. David Stirling, fondatore dell’SAS, fu messo a capo della KAS Enterprises, una agenzia privata di sicurezza che operava nella zona, e quando Sterling mori nel 1990 fu sostituito da Sir Jemes Goldsmith. Ufficialmente la KAS doveva proteggere elefanti e rinoceronti dai cacciatori di frodo in Sud Africa, per far questo erano autorizzati dal governo ad usare la forza. Presto si venne a saper che mote persone uccise dai ranger della KAS erano attivisti dell’ANC. Fu fatto anche il tentativo di destabilizzare il paese in modo giustificare da parte del governo in carica pro-apartheid di dichiarare la legge marziale. Il piano era quello di organizzare scontri tra militanti dell’ANC , in maggioranza Bantu, con quelli del Freedom Party di Inkatha a maggioranza Zulu. Avvenero così attentati e scontri tra gruppi di neri dove morirono diverse migliaia di africani fino a quando nel 1994 l’apartheid finì. Nota 3
Il giudice olandese J.Wilgers, che riprese il lavoro di Kevin Dowlind, raggiunse le stesse conclusioni: “So che ex esponenti delle SAS britanniche sono arrivati in Sud Africa e si sono istallati in territori controllati dal WWF allo scopo di condurre operazioni paramilitari. In queste zone hanno anche svolto attività di addestramento. Nella valle dello Zambesi sotto la copertura di contrastare il bracconaggio molti attivisti dell’ANC furono uccisi con esecuzioni sommarie, senza processo. Ci sono due tipi di parchi, parchi naturali e quelli strategici. Lo scopo ufficiale dei primi è di proteggere la natura. Spesso però contengono anche miniere di importanti materie prime: oro, diamanti, rame, uranio. La popolazione locale, in vari modi, è incoraggiata ad andarsene. I parchi del secondo tipo sono collocati nelle aree utili per osservazioni militari, per esempio quelli al confine tra il Sud Africa e il Mozambico. Questi corridoi sono stati concepiti per salvaguardare la natura, ma anche per avere vantaggi da un punto di vista politico e militare“. Nota 5
Dal 1990 il WWF aveva stabilito il Gorilla Protection Program nel Gorilla Park in Uganda, vicino al confine con il Ruanda e lo Zaire e adiacente al Parco dei Vulcani, sul versante del Ruanda, e al Parco Vircunga nello Zaire. Tutti questi parchi nazionali furono utilizzati come basi per le forze “ribelli” del Ruanda, che poi in realtà erano in gran parte soldati e ufficiali delle Forze Armate dell’Uganda guidato allora dal Premier Yoweri Museveni. L’uso dei parchi nazionali, gestiti direttamente dal WWF o da enti internazionali ad esso collegati, come zone franche al di fuori del controllo dei governi nazionali in cui istallare basi per operazioni di sovversione e guerriglia si è ripetuto per varie volte come è avvenuto anche in Kenia e nel Sudan. Attualmente due milioni di Km quadrati, l’8,2 % dell’intero territorio dell’Africa sub sahariana è convertito in Parchi o Riserve naturalistiche.
Negli ultimi decenni il ruolo ufficiale dell’AWF (African wildelife fund) che ha sede in Washington DC, è stato quello di gestire i principali Parchi Nazionali e le Riserve faunistiche in netto contrasto con le attività agricole è industriali che i vari governi nazionali stavano cercando di sviluppare. Quando l’11 giugno del 1999 cominciarono ad apparire i primi resoconti sui media degli assassini di massa nel Congo/Zaire, suscitò scandalo il comunicato dell’l’AWF che denunciava la “tragedia” di 4 gorilla di montagna uccisi nel Parco Nazionale del Vircunga. Gli animali furono uccisi perché si trovarono in mezzo agli scontri tra le forze dell’Alleanza Democratica per la liberazione del Congo di Kabila e le milizie ribelli.
Un simile scandalo era avvenuto pochi anni prima. Mentre migliaia di Hutu del Rowanda morivano ogni giorno nei campi profughi dello Zaire di fame e malattie, l’AWF protestava perché i rifugiati dei campi profughi “distruggevano l’ambiente“, andando nelle foreste a raccogliere la legna per far bollire l’acqua prima di poterla bere, e rovinavano così “l’habitat dei gorilla e di altre specie animali“. Nota 6
Negli ultimi decenni l’AWF ha reclutato migliaia di africani di vari paesi che ha poi selezionato nel College of Wildlife Menagement dell’AWF a Moshi in Tanzania. Riportati poi nei paesi d’origine questi “quadri ambientalisti” hanno svolto e svolgono tuttora un ruolo chiave per far accettare ai rispettivi governi e alle popolazioni l’arretratezza economica derivante dall’uso di “tecnologie appropriate” nel quadro pei progetti di “sviluppo sostenibile” , cioè adatti a salvaguardare la vita selvaggia. Molti di questi quadri sono oggi i dirigenti di Parchi nazionali e Riserve faunistiche.Nota 7

http://www.groene.nl/1997/45/rz_wnf.html
http://www.stelling.nl/kleintje/336/Wilgers.htm
Study In British Counterinsurgency by EIR’s Special Correspondent
http://members.tripod.com/~american_almanac/afwild.htm
The ban on ivory, announced in 1989 at the initiation of WWF and AWF, was an abrupt reversal of both organizations’ prior position of allowing the sale of some ivory. The wisdom of allowing ivory sales is at least threefold. First, elephant populations outgrow their habitat’s support capacity and therefore must be kept from trampling the forest and farmland around them and dying of starvation. The tusks from these elephants, and from elephants who die natural deaths, should not go to waste. Second, putting a value on the elephants-outside of the western aesthetic value that many Africans don’t have the luxury to share–is the best way to ensure that those peoples work for the survival of the species. Finally, the African people who cope with these dangers should be the people setting and implementing policy, both because it is their land and resource, and because their involvement is a fundamental precursor to caring for the survival of the species. No foreign government that pushed for the ban on ivory ever compensated local populations for their loss of income from ivory sales, nor included any Africans in policy making, an attitude Bonner refers to as “eco-colonialist.”
Though Bonner is critical of a number of conservation organizations, he serves up a particularly thorough indictment of WWF. The organization provided the Zimbabwean Department of National Parks and Wildlife Management with a helicopter used to gun down poachers on sight, killing a total of at least 57 men. A lifelong conservationist working in Namibia described the average poacher as “an average, normal guy, a poor farmer who is trying to feed his family.” There were in-house arguments at WWF over the project, but it later denied knowing how the helicopter was being used.
WWF’s ” 1001 Club ,” a fundraising gimmick conceived by South African tobacco businessman and WWF boardmember Anton Rupert, is made up of 1,000 individuals who have given $10,000 to the WWF, the 1001st being Prince Bernhard of the Netherlands, a former WWF president. The secret list of members includes a disproportionate percentage of South Africans, all too happy in an era of social banishment to be welcomed into a socially elite society. Other contributors include businessmen with suspect connections, including organized crime, environmentally destructive development, and corrupt African politics. Even an internal report called WWF’s approach egocentric and neocolonialist. (The report was largely covered up.)
The neocolonialist charge gets at a number of uncomfortable truths. The United States and other western nations have helped create a demand for ivory–thus contributing directly to elephant poaching and the ivory trade–and supported many a politically corrupt African government that was tied to the ivory trade. Once it became politically or financially expedient for those who had hunted African wildlife to skip the hunt, they did so and asked the rest of the world to go along. Africans were not included in such decisions.
The Africa section of the U.S. office of WWF hired its first black professional in 1991, and WWF International has yet to hire a single black in its 30-year history. And, if it’s possible to rate such overt racism, the African Wildlife Federation is worse due to its name and mission: In its 30 years, it has yet to have a single black on its board of trustees or in its Washington headquarters.
Sorely missing from At The Hand of Man is an analysis of why none of the successful small-scale efforts to control elephant populations has been attempted or even proposed at the national level in Africa. What are the hurdles that might obstruct such plans? Not one of the wildlife experts proposes a national or continent-wide strategy for keeping elephant populations in check while simultaneously respecting local cultures and allocating tourist dollars. Nor does Bonner, despite his criticism of the ivory ban. Such may not be a reporter’s responsibility, but his omission both of alternative strategies and of obstacles prohibiting such strategies is frustrating. Bonner claims the western approach to African wildlife management is racism and nothing else. In fact, if racism disappeared tomorrow, Africa’s wildlife woes would remain. Topics critical to wildlife management yet barely touched upon in the book–crippling population growth, political corruption, and unstable governments throughout the continent –are as African as elephants and daunting obstacles in the execution of complex policy. And they were, perhaps, factors in the decision to implement the more simplistic ban on ivory than a more complex policy that, no doubt, would have been fairer to the Africans. If Bonner had yielded to his obvious urge to write exclusively about elephants and the ivory trade, perhaps he would have addressed these issues. Instead, he paints a picture that is compelling but incomplete.
RISCALDAMENTO GLOBALE?
RispondiEliminaSOLO PER IL "WWF" SESSANTA MILIARDI DI DOLLARI.
FONTE
http://www.notiziegenova.altervista.org/index.php/te-lo-nasondono/1446-la-truffa-di-qlegambienteqmolto-business-poca-salvaguardia-e-grande-avidita
..Nel 2000 ben 260 movimenti ecologisti si sono riuniti per chiedere di bandire definitivamente il DDT e tra questi includiamo i più noti come Greenpeace e WWF..
RispondiEliminaA Ceylon (ora Sri Lanka) si smise di usarlo nel 1964 e nel quinquennio successivo i casi di malaria tornarono al valore precedente all’uso del DDT: 2.5 milioni all’anno.
Sei anni dopo che fu bandito si registrarono nel mondo 800 milioni di casi di malaria con più di 8 milioni di morti all’anno. Un vero disastro!
FONTE;
http://www.spaziodi.it/magazine/n0406/vd.asp?id=985
J'ACCUSE/ 2. Gli imprenditori per bene che mettono nei guai Wwf
RispondiEliminaFONTE:
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2010/5/11/J-ACCUSE-2-Gli-imprenditori-per-bene-che-mettono-nei-guai-Wwf-e-Greenpeace/2/84440/
Da cui estraggo:Tre direttori e 7 membri del Consiglio Nazionale del Wwf figuravano anche come direttori in dieci compagnie che comparivano in Toxic 500, l’elenco delle industrie più inquinanti del Paese elencate dal governo americano nel 1997.
BOPHAL 30'000 MORTI in India
un certo Russel Train,
Cofondatore nel 1961 del Wwf, Train si è più volte pronunciato a favore della riduzione della popolazione dei Paesi in via di Sviluppo. Intervistato sul disastro di Bhopal, Russel Train rispose che: «la Union Carbide ha un programma ambientale ottimo»
SEVESO DIOSSINA
il vice presidente Emerito del Wwf International Luc Hoffman, già direttore della ditta farmaceutica svizzera Hoffman-La Roche, la multinazionale proprietaria dell’impianto chimico dell’Icmesa di Seveso, nel quale il 10 luglio del 1970 un’esplosione produsse una nube di diossina che investì la zona circostante.
Exxon Valdez PETROLIERA
Il peggiore disastro ambientale prima del Golfo del Messico
Eugene Mc Brayer, anch’egli presidente del Wwf America statunitense e della Exxon Chemical, proprietaria della nave Exxon Valdez, che nel 1990 riversò in mare 40 milioni di tonnellate di greggio, che avvelenarono 36000 uccelli migratori e contaminarono 1600 chilometri di costa.
"Fulco Pratesi e il vademecum del perfetto ecologista l'Occidentale"
RispondiEliminaFONTE:
http://www.loccidentale.it/autore/dario+giardi/fulco+pratesi+e+il+vademecum+del+perfetto+ecologista.003084
In questo ultimo art. testualmente leggo:
«Una alternativa (come ha suggerito l’ecologa Laura Conti) potrebbe essere il creare scatolette di cibo per cani e gatti in cui la carne umana sostituisca quella di altri animali».
/---------------/
BENE.
Il britannico sir Julian Sorrel Huxley, fondatore del WWF, è stato presidente della Società Eugenetica Britannica, dirigente di associazioni per il libero aborto e per la legalizzazione dell'eutanasia.
Come sottolineo eugenetico e razzista anche uno dei padri fondatori dei verdi italiani: Alessandro Ghigi.
Un nome sconosciuto ai più, ma che il presidente onorario del WWF Fulco Pratesi ha definito come «l'antesignano di ogni organizzazione della natura nel nostro Paese»; Roberto Duria, l'animalista radicale dell'Animal Liberation Front, ha scritto di lui che è stato «il più grande zoologo dell'epoca».
CHIGI? Quello che scriveva le leggi razziali durante il fascismo?
FONTE:
http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1767
Cordialmente.
PIERO IANNELLI
-- Segretario XI Municipio. ROMA “ La Destra ”—
--“Resp. Per le aree tutelate e vincolate”--
-- pieroiannelli@gmail.com -– N”.Cell. 3398513962
- Rispondo a Piero Iannelli:
RispondiEliminagrazie mille per la segnalazione di questi interessanti articoli: appena posso li inseritò nel nuovo blog "Effetto Serra: la Grande Bufala" ( http://effetto-serra.blogspot.com ) che ho creato apposta per parlare di tali tematiche (non volevo sovraccaricare questo blog con troppi articolo copiati o sullo stesso tema, e volevo avere un blog che parlasse solo di effetto serra per quando faccio volantinaggi o iniziative a tema).
Il delirio delle scatolette x cani di carne umana lo conoscevo, come la proposta di usare i cadaveroi x alimentare i rapaci.. Poi anche ecologicamente, con tutte le medicine e schifezze varie di cui sono imbottiti gli umani mi sa che usarci comecibo x animali avrebbe ripercussioni ecologice nefaste
;-)
Purtroppo l'ìambientalismo è ormai qualcosa di totalmente slegato dalla volontà di rispettare e salvaguardare l'ambiente, ed è solo un modo per far passare politiche nefaste su scala globale.
Studiando scienze naturali ho notato anche che pure molte piccole iniziative proposte in buona fede da ambientalisti locali sono talmente idiote da risultare spesso dannose x gli animali stessi. Ad es il rifiuto degli ambientalisti a voler eradicare lo scoiattolo americano che sta facendo estinguere iol nostro scoiattolo europeo, o la peca dolphin free del tonno che fa in modo che al posto di pochi delfini (NON in via d'estinzione) si uccidano tonnellate di pescetti (che sono invendibili e perciò venggono ributtati in mare morti inquinando pure) di moltissime specie anche in pericolo ecc.
Poi la battaglia antiCO2 fa in modo che i veri problemi ambientali (inquinanti chimici ad es) vengano ignorati.
Purtroppo a questo mondo quasi ogni buona causa viene dirottata per far approvare i piani che vanno verso la Governance Globale.
Ma prova a dire ste cose ad un ambientalista: ti diràà che sei pagato dai petrolieri o roba simile..
Io vedo che pure i miei compagni di università di Scienza Naturali stentano a capire, ormai schiavi della propaganda e incapaci di ragionare in modo autonomo.
Grazie ancora x le segnalazione, spero di vederti spesso su questo blog o magari iscritto alla Mailing List "Effetto Serra", che è allegata all'omonimo blog (ti ci puoi iscrivere da quel blog in pochi clock).